Il carro è tirato a balestra, ora non mi resta che indossare la divisa. Sono quasi pronto. Maledetta! Non riesco a creare un  nodo che mi metta in risalto il collo. Ogni mio tentativo naufraga. La cravatta rimane sempre storta. Calma, manca ancora una manciata di minuti alla partenza. Chiudo gli occhi e lascio che la memoria del gesto sia libera d’agire. Mitico! Una striscia di stoffa rigata avvolge con eleganza il collo. Si parte, giungo all’obitorio e difronte a me c’è una marea di folla. Dopo cinque minuti di pazienti manovre riesco a parcheggiare il carro davanti al camerino. La folla è aumentata. Arriva il parroco, la folla si apre al suo passaggio. Finita la benedizione tocca a noi, un attimo quale noi. Non vedo da nessuna parte i miei colleghi. Il parroco esce e mi fa cenno di cominciare a chiudere, nel frattempo  il figlio del defunto viene verso di me, sembra molto imbarazzato. Con voce sommessa mi invita a seguirlo nel camerino ove è esposta la salma del padre. La stanza è strapiena di fiori.  Accanto alla bara c’è una donna, il corpo è sconquassato da profondi singhiozzi. Si volta verso di me, cerca di parlarmi, ma le parole sono soffocate dalle lacrime. Il figlio la rassicura stringendole le spalle. La vedova punta su di me lo sguardo spento dal dolore e con voce tremante mi sussurra : – Ha visto come hanno sistemato il mio povero Serafino? Al pensiero che tutti l’abbiano visto in questo stato mi fa stare malissimo. Lui che in vita ci teneva tanto ad apparire sempre a posto guardi ora, guardi ora….-. E giù a piangere nuovamente. Per l’ultima apparizione pubblica Serafino indossa un elegante abito gessato d’altri tempi e mocassini neri, talmente puliti che sembrano emanare luce. Il volto è accuratamente sbarbato. I pochi capelli sopravvissuti all’ingiuria del tempo sono pettinati in un ordinato riporto. Al collo ha  una cravatta regimental. La cravatta è storta! Ma no, dai non ci credo, non è possibile che una cravatta storta possa generare una reazione così sconsiderata. Senza dubbio le strade del dolore sono misteriose. Gli occhi della vedova sono puntati su di me. Mi avvicino a Serafino, sciolgo la cravatta e la risistemo realizzando al primo colpo un nodo da competizione. La vedova mi abbraccia. I miei colleghi sono arrivati. Ora che la cravatta è dritta, il buon Serafino può cominciare a percorrere con spavalda sciccheria l'ultimo tratto di strada che lo separa dal camposanto.


 

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