Questi palazzi sembrano cadere a pezzi da un momento all'altro e il quartiere è pieno di topi che girano come cani addomesticati, sarà per quella discarica laggiù in fondo alla strada. 

Brutto tempo oggi.

- Favolosa ti do una scatoletta e stai attenta a non farmi cadere che poi ci vuole anche la badante, non vivo più al Ritz come ai tempi d’oro.

Ehi ma sono già le otto? Ecco l'autobus che porta a scuola i ragazzi. Infatti c'è già il signor Balù che spazza di fronte al suo negozio di frutta e verdura, non sgarra mai di un secondo. - Buongiorno caro - quando mi vede mi fa sempre un cenno con la mano. Pover'uomo sapesse che ogni tanto gli frego le mele. 

Guarda guarda… Paolino il figlio di quei tamarri del quarto piano che invece di andare a scuola porta a spasso il cane. Ma che io sappia, il cane non ce l'ha mai avuto. Che delinquente! Trascina e strattona un povero cucciolo che ha legato con una corda al posto del guinzaglio. 

- Ehi Paolino. Di chi è quel cane?

Alza la testa verso la mia finestra come fosse stato colpito da una pigna:

- Mio. Perché? - e continua a strattonarlo.

- Perché non ha un guinzaglio?

- Non ce l'ha e basta.

Lo prenderei a schiaffi. 

- Io ho un guinzaglio, se vieni su da me te lo regalo.

- Ci penso da solo, vecchia.

Ragazzino idiota. 

- Se vieni, gli diamo anche qualcosa da mangiare, i tuoi genitori non lo vogliono, se lo abbandoni muore di fame o va sotto una macchina.

- Chissenefrega.

Che bandito. 

- Te lo pago e resta da me.

Mhmm l'argomento gli sembra interessante.

- Quanto mi dai?

Gli faccio segno di stare zitto e di salire.

- Sali che non posso urlare.

- Basta che non mi freghi vecchia.

Lo aspetto sul pianerottolo, tira il cucciolo come fosse uno straccio.

- Prendilo in braccio!

Che faccia da schiaffi.

- È sporco e puzza di merda.

Mi abbasso verso il cucciolo con un bocconcino.

- Hai visto? Basta usare il cervello.

- E tu sei vecchia e puzzi come lui.

- Certo che sono vecchia, ma ci diventerai anche tu. E neppure tu sai di fresco, cerca di calmarti se vuoi i soldi. La prima cosa è riempire una ciotola d'acqua e dargli da bere. Poi gli diamo una bella pulita e così può rimanere qui almeno per stanotte, mentre tu pensi a quello che vuoi fare.

- Voglio i miei soldi.

È incuriosito dalla sala, dal camino acceso, guarda le fotografie nella libreria e Favolosa che indifferente sonnecchia sulla poltrona. Poi sparisce in camera da letto e torna con un porta ritratti.

- Questa nella foto chi è?

- Sono io.

- Ma questa sembra un'attrice, tu sei una befana.

- Per avere ottant'anni non sono così male, bello. Comunque ero proprio un'attrice.

- Non ci credo.

- Già tu non credi a un sacco di cose e invece abbocchi per un sacco di altre. Vuoi dare un nome a questo cane?

Alza le spalle:

- Boh.

- Dagli da mangiare.

Il cane gli va incontro festoso.

- Lui ti vuole bene, nonostante tutto. I tuoi genitori non ci sono stasera?

- Mia madre fa la puttana e mio padre è in carcere. - lo dice senza apparente emozione.

- Sono cose che succedono.

- E tu perché sei sola?

- Perché mi sono divertita, mariti e figli non li ho voluti. Pensa se mi veniva uno come te.

Mi guarda divertito.

- Anche tu eri una puttana.

- Non avevo bisogno di soldi però.

Abbassa lo sguardo e vedo la sua prima espressione da adolescente.

Poi mi guarda di nuovo con un sorrisetto furbo.

- Quanto soldi mi dai allora per il cane?

- Niente, finché non lo tratti come si deve e non mi ridai l'anello che mi hai rubato.

- Io non ho rubato niente.

- Ti spunta dal taschino sinistro. Uno, ci sono le telecamere, due l'anello non vale niente. Lo vedi che non sei sveglio ancora?

- Vaffanculo.

Cerca di scappare ma la porta è chiusa dal dentro e lo riprendo per un braccio. Mi sfida con lo sguardo e io pure.

- Falla finita. Hai capito?

Prova a svincolarsi e mi da una spinta e per poco non cado per terra. 

- Stronza.

Stavolta mi parte uno scapaccione bello secco e prendo il manico della scopa.

- Io non scherzo hai capito ragazzino?

È tutto rosso ma non piange, mi fissa:

- Lo dico ai miei genitori. Befana.

Mi scappa da ridere:

- Figurati! E chi ti crede, meglio contrattare con me. E poi non li trovi, non avresti altro che grane.

Si mette seduto in un angolo con la testa fra le mani.

- Allora come lo chiami il cane?

- Mi importa un cazzo.

Sta per mettersi a piangere e gli tendo la mano:

 - Dai alzati. Ti pago a patto che tratti bene il cane e mi fai qualche servizio. 

Alza la testa e mi guarda:

- Cioè? 
- Accudire il cane, fare la spesa, passare lo straccio, dare una spolverata. 

Tira su con il naso: 

-Tipo un lavoro? 

Gli alzo il mento e lo guardo:

- Sì, ma devi rigare dritto ragazzino e diventare in po' più educato. Alla prima che fai ti denuncio. E finisce male. 

- Quanto mi dai?

- Dipende da come lavori e come ti comporti. E poi dammi l'anello. 

Apre la mano. 

- Bravo. 

Sbuffa poi accarezza il cane e sbircia la gatta.

- Ma poi mi lasci andare?

- Dipende.

Ricomincia ad agitarsi

- Da cosa?

- Stai calmo. Prima ti devi scusare, non hai scelta amico. In fondo è un buon affare. E poi torni a scuola.

Piange ma faccio finta di non vedere, tira su con il naso, ha la testa piegata, borbotta qualcosa. 
- Alza la voce ragazzino.

- Scusa… - urla.

- Potrai anche restare qui nel frattempo che i tuoi non ci sono. Stasera ho cotto un pollo strepitoso. 

- Tu come ti chiami?

- Caterina.

- Eri una gran gnocca una volta.

- Già. 
- Dai da mangiare al cane. Hai trovato il nome?

 - Boh… 

- Boh è perfetto.

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