Ci fu un tempo nell’universo, in un piccolo pianeta, dove gli abitanti avevano basato la loro sopravvivenza sulla produzione di bolle di sapone.

I cittadini lavoratori trascorrevano la maggior parte del loro tempo occupati in grandi fabbriche di polistirolo, limitrofe alle città, dando forma e colore a miliardi di bolle, che in seguito gli stessi acquistavano, in maniera tale che il lavoro non venisse mai a mancare, e l’industria delle bolle continuasse a prosperare.


Ma venne un giorno che un bambino di nome Karl (e che per la sua vivacità, intelligenza e fantasia era visto dall’Impero delle bolle come elemento destabilizzante del Sistema), durante la grande festa che si svolgeva nella piazza del Nulla a commemorare la data di liberazione dalla Natura per la nuova società delle bolle, cominciò a gridare: “Ehi, ma non vedete! Le bolle scoppiano, non servono a niente!”

“Santo cielo”, disse il padre “Questa è la voce dell’innocenza!”.

Così tutti si misero a sussurrare quello che aveva detto il bambino:

“Le bolle scoppiano! C’è un bambino che dice che non servono a niente !”

“E’ vero, non servono a niente!” si misero tutti a urlare alla fine.

E tutte le alte cariche dello Stato presenti, la corte e i magnati dell’industria delle bolle rabbrividirono, perché sapevano che quel fanciullo aveva ragione, e per loro e per il Sistema, sarebbe stata la fine certa.

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