I carabinieri di Mariglianella interrogavano la cariola. “Dicci tutto… parla.. confessa… quanti chili di calcinacci hai trasportato ed occultato?” 
-Non posso, ho la ruota sgonfia e consumata … sono tutta arrugginita… non ricordo niente… e se confessassi per me sarebbe la fine… verrei sicuramente rottamata”. 
“Parla sporca cariola criminale senza collaudo e senza revisione, dicci dei tuoi traffici con i bidoni di plastica, quegli infamoni omertosi… parlaci della tua tresca con il telo di plexiglas? Che cosa complottavate insieme, lontano da sguardi indiscreti, nell’isolamento dorato di quel luogo paradisiaco?”
Non ci fu più alcuna risposta e, a quel punto, vista la testardaggine della cariola a non volere spifferare nulla, l’interrogatorio prese una brutta piega.
Così uno dei carabinieri, quello con l’aria più intelligente, ebbe un’idea a dir poco geniale, e dopo avere capovolto la povera e vecchia cariola, la minacciò di lasciarla in quello stato fino a quando non avesse parlato e confessato il suo crimine, fino a minacciare di rimuovere la stessa ruota dal resto del suo corpo metallico.
La cariola sentendosi persa, disperata, si mise a singhiozzare, implorando pietà, al punto di confessare qualcosa che non aveva mai fatto. 
“Si – disse infine - complottavo con il cemento “armato”. “Assassina” - gridò il maresciallo – “dove avete nascosto l’arma del delitto?”. “No maresciallo, era armato, si, ma depotenziato… era vecchio e non funzionava più …” rispose la cariola con voce cigolante. 
Si fece sera, e dopo ore di quel massacrante terzo grado, l’intelligence dei carabinieri sembrava esausta e accaldata. Così fu deciso di sospendere l’operazione “cariola e dintorni” per concedersi un bel bagno nell’hollywoodiana piscina dove i signori Di Maio trascorrevano le lore giornate, oziando, fra portate di astici e di aragoste.

 

Gianni Tirelli

 

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