La notte è oscura, il buio si avvicina,

speranza di una persona che nel buio cammina,

si è persa e spera che qualcuno la ritrovi.

Persona che s'è persa nelle scale della vita.

Nessuno la può trovare.

L'uomo si fermerà e leggerà in un libro la sua vita.

Lui, come tutti noi,

saliva e scendeva le scale della vita.”.

 

 

Era una mattina come tutte le altre e Robert si svegliò al suono della sua odiosa sveglia a carica meccanica. Doveva prepararsi ad uscire e recarsi al suo posto di lavoro. Non gli piaceva per niente ma doveva farlo, era l’unica cosa che gli dava un minimo di soldi per continuare a sopravvivere in questo mondo.

Riempì la fiaschetta con il suo amato whisky, prese un paio di pacchetti di sigarette ed uscì.

Arrivò con cinque minuti di anticipo, timbrò il cartellino e salì al quinto piano dove lavorava. Era un lavoro noioso ma, con il suo diploma di liceo artistico, non aveva trovato di meglio. Non era nulla di particolare, la sua mansione consisteva nel timbrare e protocollare milioni di pratiche.

Quella mattina sapeva di avere molte pratiche da timbrare perché il lavoro si era accumulato dalla settimana precedente, quando Robert era rimasto a casa per un’influenza. Doveva recuperare e questo significava certamente fare degli straordinari che lo avrebbero portato a lavorare fino a tarda sera.

Le ore passavano, il posacenere sulla sua scrivania era ormai pieno. Si fece buio.

A Robert sembrò che fosse trascorsa troppo in fretta la giornata per essere già calata la sera, così guardò il suo orologio da polso e vide che le lancette erano sulle 12 ma dal buio che c’era sembrava che fosse mezzanotte.

Si alzò dalla sedia, spense la sigaretta, smise di timbrare e numerare le pratiche e aprì la porta che dava sul corridoio. Non c’era nessuno. Camminò fino in fondo al corridoio, aprì la porta e si recò sul pianerottolo. Guardò nella tromba delle scale, sia sopra sia sotto di lui, ma nessuno...non c’era anima viva!

Tornò nel suo ufficio per prendere la fiaschetta di whisky e ne bevve un ennesimo sorso. Mise in tasca ciò che restava dell’ultimo pacchetto di sigarette, prese la sua borsa di pelle e si avviò verso l’ascensore per uscire ma esso non funzionava. Allora decise di usare le scale. Iniziò a scenderle. A mano a mano che le scendeva, le luci delle scale dietro di lui si spegnevano.

Inizialmente non ci fece caso poi cominciò a spaventarsi e accelerò il passo.

Sembrava che il buio lo inseguisse. Scendeva le scale ma era come se non avessero mai fine. Pensò che avrebbe già dovuto essere al pianoterra poiché lavorava solo al quinto piano.

Non capiva ciò che gli stava accadendo e la speranza di trovare l’uscita era sempre più vana. Robert pensò di essersi perso, anche se questo pensiero non trovava fondamento poiché Robert lavorava in quell’edificio da troppi anni ormai, per perdersi.

Sperava di incontrare almeno Jeffrey, il custode. Voleva soltanto che qualcuno lo ritrovasse o almeno lo cercasse.

Preso dal panico, smise la sua discesa e rientrò all’interno dei piani raggiungendo il pianerottolo dal lato opposto. Questa volta pensò, invece, di salire. Era completamente esasperato dall’accaduto, non sapeva dove andare e cosa fare, voleva solo uscire da li!

Robert era stanchissimo. Si accasciò su un pianerottolo. Non sapeva più cosa fare, riusciva solo a pensare che la sua morte sarebbe stata certa se non fosse riuscito ad uscire da li.

Si soffermò a pensare a tutto l’accaduto e solo allora osservò ciò che lo circondava. Si rese conto che quel posto non era il suo solito posto di lavoro, quelle scale erano strane e non erano quelle che lui percorreva ogni mattina, erano delle scale infinite.

Ormai non importava più se saliva o scendeva quelle scale. Anche il buio ora lo aveva raggiunto ed avvolto. Non vedeva nulla intorno a sé e anche se ci fosse stata un’uscita, in quell’oscurità, non l’avrebbe mai notata.

Adesso Robert sa che nessuno potrà mai ritrovarlo. Solo lei, la morte, sarebbe in grado di ritrovare Robert.

La grande Signora, bella o brutta, speranza o sconfitta, solo lei lo troverà nel buio.

Robert, ormai stanco e quasi senza più forze, iniziò anche a delirare. Prese il suo amato whisky e bevve un paio di sorsi. Si accese una sigaretta e si lasciò andare quando, ad un certo punto vide una luce, una piccola luce che proveniva da un angolo in fondo al pianerottolo.

Si avvicinò a fatica e si fermò davanti ad essa. Vide un vecchio leggio in un angolo e su di esso un libro. Era un vecchio libro antico. Robert si stupì nel vederlo lì. “Dovrebbe essere in archivio.” pensò.

Con le ultime forze rimastegli e lo zelo che lo ha sempre contraddistinto nel lavoro, iniziò a sfogliarlo per riconoscerlo e poterlo riporre al suo posto. Ma notò che quel libro non aveva un codice e tanto meno un numero di raccoglitore per poterlo riporre nel suo scaffale.

Ad un tratto, mentre lo sfogliava, si fermò e impallidì. Su quelle pagine vide scritta tutta la sua vita. Poté rileggere il suo dodicesimo compleanno, il giorno degli esami di maturità, della sua prima cotta e lesse della sua vita che da gioiosa e piena di voglia di vivere di prima, si era trasformata in una vita monotona che non avrebbe mai voluto vivere.

Lesse anche le pagine sulle quali c’era scritto della fine dei divertimenti con gli amici, della fine del suo matrimonio con Carol e del suo lavoro ottenuto solo grazie a delle conoscenze. Un lavoro che odiava ma che lo doveva svolgere solo per sopravvivere alla sua voglia di farla finita e di conoscere la grande Signora.

Pagina dopo pagina, Robert giunse alla fine del libro. Aveva un po’ di timore e le sue mani tremavano lievemente quando presero l’ultima pagina ma ormai aveva capito che il suo desiderio era stato accolto e, con molta calma, girò l’ultima pagina. Lo fece con un sorriso sul suo volto, quasi di liberazione da una vita che non era mai stata quella che lui voleva.

Su quella pagina c’era scritto:

 

“Uomo hai letto il libro della tua vita,

come tutti noi, hai salito e sceso le scale della vita.

E come tutte le persone che sfogliano l’ultima pagina,

la tua vita è terminata.”

 

Ad un tratto il muro davanti a lui si aprì e da esso uscì Lei, bella o brutta, speranza o sconfitta e disse: “E’ ora di andare, la tua richiesta è giunta fino a me, ora seguimi.”. Robert si alzò, bevette l’ultimo sorso di whisky e seguì la grande Signora.

Il buio si dissolse per dare spazio al nuovo giorno. Il palazzo si popolò di gente che come ogni giorno raggiungeva il posto di lavoro.

Quando quella mattina Jeffrey raggiunse il quinto piano, trovò Robert esanime sul pianerottolo con in mano la sua fiaschetta vuota, un mozzicone spento ed un sorriso sulle labbra.

 

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